Da quasi trenta anni, sul mercato italiano, sono comparsi i cosiddetti multifibra, conosciuti anche con il nome di trecciati o cordini.
L’introduzione di questi prodotti è stata una vera e propria rivoluzione in diverse tecniche di pesca, soprattutto poiché le caratteristiche più importanti del multifibra andavano a rivedere drasticamente e di conseguenza ad eliminare annosi problemi che invece il monofilo in nylon non poteva ed ancor oggi non può risolvere.
Il multifibra che come dice la parola è costruito, a seconda dei casi, con una quantità più o meno numerosa di micro filamenti intrecciati, tra i pregi più importanti ha, in proporzione al diametro una incredibile resistenza , una elasticità nulla ed una memoria meccanica molto vicina allo zero.
Nella pesca dalla barca a bolentino tradizionale e cioè quella praticata con mulinelli manuali a bobina fissa, soprattutto nei casi in cui questa viene effettuata su fondali medio/alti, diciamo da quaranta a cento metri, il multifibra permette una incredibile precisione di pesca che si traduce in una altrettanto straordinaria resa.
Non parliamo poi di quanto accade a profondità superiori ed impiegando i mulinelli elettrici.
Infatti, il multifibra, a causa dell’esiguo diametro della sua sezione, risente pochissimo dell’effetto della corrente e, con la sua elasticità nulla, consente di avvertire anche le minime abboccate, permettendo di ferrare sempre in maniera positiva: quanta differenza con il classico monofilo!
Per un certo periodo, quindi, tutti si sono buttati a capofitto sui trecciati, ma dopo averli impiegati in mille situazioni ci si è accorti che il vecchio monofilo in nylon poteva ancora dire la sua in alcuni casi ed alcuni suoi difetti, a conti fatti, si potevano tradurre in pregi.
Vediamo quindi di fare un po’ di chiarezza su questi due materiali che svolgono ottimamente il loro lavoro, ma in modo assolutamente differente.
Iniziamo in ordine di anzianità con il monofilo in nylon, quello che ancor oggi è impiegato dalla maggior parte dei pescatori.
Per quanto riguarda il bolentino di medio/alto fondale viene impiegato nelle misure comprese tra lo 0,25 e lo 0,35 mm.
Tra le caratteristiche fondamentali del monofilo, naturalmente di quello di ultima generazione e di qualità media, si possono annoverare l’elasticità, il mimetismo, l’affondabilità, la scorrevolezza, l’ottima resistenza all’abrasione, la bassa memoria meccanica e soprattutto il costo molto contenuto.
Queste caratteristiche si possono considerare a ragion veduta veri e propri pregi poiché, ad esempio, l’elasticità, normalmente nell’ordine del 10%, 15% permette spesso di concederci in fase di recupero di una bella preda, qualche distrazione senza per questo correre il rischio di slamare il pesce o rompere il terminale.
Tra i difetti al primo posto ancora l’elasticità che, soprattutto pescando su alti fondali, ammortizza decisamente le abboccate dei pesci e rende, molto spesso vane le ferrate.
Vi sarà senza dubbio successo, pescando su un fondale di ottanta metri, di vedere l’abboccata, di ferrare e di accorgervi che il pesce è allamato solo dopo alcuni giri di manovella del mulinello.
Questo perché anche pescando con una canna di cinque metri la ferrata è andata, per così dire, a vuoto ed il pesce praticamente si è ferrato da solo.
Tra i difetti, senza dubbio, anche quello del carico di rottura limitato che obbliga a salire di diametro, perdendo, come succede ad esempio in gara, diversi metri di distanza nel lancio ed anche il fatto di offrire alla corrente una resistenza maggiore che determina quel fenomeno che in gergo viene definito della “pancia” con il conseguente effetto che il piombo tende a camminare velocemente sul fondo. In questo caso non ci si accorge delle mangiate e le ferrate risultano tardive.
Ancora da considerare la poca durata a causa dell’abrasione determinata dalla salsedine che costringe a ricaricare sovente i mulinelli.
Il multifibra, al contrario, nel bolentino, in relazione all’altissimo carico di rottura, viene impiegato i diametri molto bassi, diciamo dallo 0,12 mm. allo 0,16 mm. con uno shock leader di circa dieci metri di monofilo per conferire elasticità in fase di lancio e di recupero dei pesci.
Questo permette di raggiungere, se è il caso, distanze di lancio elevate e di non offrire alla corrente resistenza.
Altro pregio è quello dell’elasticità nulla che vuol dire precisione assoluta in pesca, tanta sensibilità al punto da capire se si sta pescando sul fango, sulla roccia o sulla posidonia….sensibilità che significa percezione millimetrica delle mangiate e ferrate tempestive e sempre positive.
Inoltre il multifibra ha una durata molto superiore a quella del monofilo in nylon.
Non è tutto oro, però, quello che luccica e come primo difetto del multifibra mettiamo il costo che è decisamente elevato anche se la sua durata è di molto superiore a quella del nylon.
Se non si è più che attenti in fase di recupero del pesce e se non si impiega a dovere la frizione o l’antiritorno, la slamatura del pesce o la rottura del terminale con una preda importante è all’ordine del giorno: il trecciato non consente errori.
Bassissima resistenza a qualunque punto di contatto sia che si tratti di un ostacolo sommerso che del bordo della barca, di un anello guidafilo leggermente “sbeccato” ….il trecciato sotto questo punto di vista è fragilissimo e tende a saltare al minimo sfregamento.
Scarsa affondabilità rispetto al nylon e ed in ultimo alcune considerazioni sul comportamento del multifibre. Durante il lancio, nelle fasi di recupero, ma soprattutto anche solo in presenza di leggera corrente mentre si attende la mangiata, il multifibra emette dei suoni particolari: sibila, fischia, vibra…i pesci lo avvertiranno?
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