PESCA DA RIVA: un giorno di estate con la bolognese

Estate: finalmente è periodo di vacanze, di sole, di riposo, di mare….Finalmente è anche tempo, per molti pescatori sportivi, che durante l’anno non possono dedicarsi alla loro passione, di poter praticare il loro passatempo preferito in riva al mare.

Tuttavia, poiché la troppa confusione che si riscontra nella fascia costiera, unita alle condizioni meteo, quasi sempre ottime con acqua trasparente e mare calmo, non aiutano certamente per quanto riguarda la possibilità di poter effettuare buone catture o catture di prede importanti, occorre individuare fazzoletti di mare al riparo da quella che è la “bagarre” estiva.

Fanno al caso nostro le scogliere adiacenti alle foci dei fiumi oppure quelle artificiali poste a protezione dei porti, zone che quasi sempre, vista la loro scomodità e la cattiva qualità delle acque, vengono lasciate incredibilmente libere.

Vediamo ora di affrontare una di queste scogliere, con la bolognese, durante le comode ore del giorno nella certezza che tante affondate del galleggiante ed altrettante continue catture, anche se costituite da pesci di taglia medio/piccola, possano regalare indimenticabili momenti di divertimento.

In estate, infatti, l’immediata fascia di mare del sotto costa è popolata da una quantità veramente sorprendente di pesci. Chiaramente la risposta agli inviti di questi ultimi è pesantemente condizionata dallo stato del mare, ma difficilmente, al termine di una pescata, si potrà affermare di non aver visto mangiate.

Purtroppo ci dovremo accontentare di quello che passa il convento, in altre parole di quello che riusciremo a far entrare sulla nostra pastura, in alcuni casi saranno le salpe sempre disposte a ripulire i nostri ami, soprattutto quelle piccole, altre volte i muggini di tuute le specie, soprattutto gli schiumaroli, divertenti per le loro evoluzioni una volta attaccati e per la possibilità di catturarne in gran numero, ma mai di taglia entusiasmante.

Sovente la pescata verrà disturbata dalla minutaglia costituita oltre che dalle piccole salpe, anche dagli sparlotti, dalle piccole occhiate, dalle castagnole e dalle boghette.

Tuttavia se avremo la capacità e la costanza di insistere si potranno vivere momenti esaltanti di divertimento con la cattura dei muggini di fondo, quelli che vengono chiamati normalmente “negrotti” ed a sorpresa anche qualche bella occhiata, qualche sarago maggiore, in casi più fortunati una bella orata.

Parliamo quindi della tecnica che sarà quella della bolognese, interpretata nella maniera più classica possibile, cioè quella che viene definita pesca con il galleggiante fisso portante. Dovremo essere sintetici e pratici al massimo poiché quello che stiamo cercando è solo puro divertimento.

In questi casi è sufficiente un’attrezzatura veramente essenziale, soprattutto estremamente semplice, ma che ci permetterà comunque di ottenere ottimi risultati: oltre alla canna che sarà un attrezzo da sei/sette metri, ad azione di punta sulla quale monteremo un mulinello taglia 2500, servono tre o quattro lenze di grammature varie, diciamo due da un paio di grammi e due da tre, un rotolino di fluorocarbon dello 0,10 mm. una bustina di ami a gambo medio, cristallini del numero 14, vi sembra troppo?

La costruzione della lenza potrà avvenire in tre differenti tipologie:

  • La prima più adatta a condizioni di media turbolenza prevede l’impiego di pallini tutti uguali (ad esempio del numero 9 o del 10). Questa piombatura infatti risulta risentire, infatti, molto meno del flusso ondoso ed il galleggiante sopporta decisamente meglio.
  • La seconda, più indicata per il mare calmo, prevede il graduale aumento della grossezza dei pallini a mano a mano che si sale verso il galleggiante.
  • La terza, anche questa più indicata per situazioni di mare calmo, consiste nell’impiego della torpille, completata con una corta corona di pallini potrà andar bene soprattutto su fondali medio/alti

Comunque, in tutti i casi le piombature non dovranno mai essere aperte, ma raccolte in soli trenta o quaranta centimetri al massimo.

Anche i terminali non saranno mai troppo lunghi, costruiti a forcella con uno spezzone di fluorocarbon dello 0,10 mm., monteranno ami del numero 14 a gambo medio, perfetti per quanto dovremo innescare. La lunghezza ottimale è comunque di 70 e 50 cm. o in presenza di mangianza di 50 e 30 cm.

Inutile dire che l’esca migliore in questa stagione è il pane, quello tipo francese, un’esca assolutamente facile da preparare, da conservare e da utilizzare, che non puzza, non si deteriora anche se lasciata al sole.

Meglio se si prepara il giorno prima, semplicemente tagliando le estremità della treccia (alcuni la scortecciano interamente per facilitare che si inzuppi), quindi la si mette in acqua, si lascia assorbire fino a quando il pane non diventa completamente molle, poi si dipana e si adagia sopra uno strofinaccio di cotone asciutto. Si arrotola quindi lo straccio e si strizza energicamente quindi si mette dentro il frigorifero.

L’innesco avviene pizzicando un pezzo di pane in modo che si possa prelevare una fila che viene avvolta in giro all’amo.

Pescando con il pane come esca prepareremo una pastura a base di questo impiegando del semplicissimo pane raffermo: si fa ammollare il pane, lo si strizza con forza con le mani e quindi si passa in un passa verdura.

Al pane macinato si aggiunge circa un paio di etti di formaggio in polvere per chilogrammo, quindi pane grattugiato per conferire la giusta consistenza; il risultato ottimale si ottiene quando si possono formare con la pastura delle palle grosse come un mandarino che si sfaldano per metà durante la discesa e quindi finiscono di disgrerasi una volta che raggiungono il fondo.

Anche le pasture sfarinate sono una ottima alternativa sia per praticità, si trovano già pronte in commercio, che dal punto di vista della resa.

La pasturazione avviene in due distinte fasi. La prima è quella di richiamo che deve essere fatta non appena possibile una volta arrivati sul posto di pesca. Addirittura se si arriva con la pastura già pronta, si procede a pasturare prima di montare la canna e misurare il fondo in maniera da non perdere tempo. Si lanciano sette o otto palle di pastura a tiro di canna sulla zona dove intendiamo lanciare la lenza, tenendo in debito conto la corrente.

La seconda fase è quella di mantenimento che viene fatta gettando in acqua, ogni tanto, ma con continuità, una singola palla di pastura con molta precisione sulla linea della passata del galleggiante.

lo schiumarolo è una delle prede più ricorrenti
Una coppia di sparlotti

Un muggine di taglia “negrotto”

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